“Racconti etimologici” 2020/2021

Sapete perché diciamo “essere di manica larga, per dire che una persona è generosa, o “fare orecchie da mercante”, quando qualcuno fa finta di non sentire?
Ve lo spiegano gli studenti delle prime medie, ad una condizione, però: che crediate alle loro fantastiche storie!

 

ESSERE DI MANICA LARGA

Giovanni Bottiglie, quella domenica, stava andando in tintoria come al solito a ritirare la giacca.
 Il giorno dopo, mentre faceva due passi per andare a lavoro, notò che la sua giacca era lunga e larga e la sua manica lasciava una lunga scia di oggetti dietro di sé.

Arrivato in ufficio, il caporedattore lo chiamò nel suo ufficio per annunciargli la sua meritatissima promozione; purtroppo, mentre si stringevano la mano per le congratulazioni, dalla manica di Giovanni caddero venti euro. Non si può descrivere la rabbia che provò il caporedattore a sentirsi corrotto. Giovanni se la poteva anche scordare la promozione! Quella sera, tornò a casa tristissimo.

Nei giorni seguenti, continuarono a uscire oggetti dalla manica al momento sbagliato. 
Una sera, a tavola si alzò in piedi e urlò: “Adesso basta! Non ne posso più!”. Sua moglie, in tutta calma: “Rilassati Giovanni”, rispose, “secondo me dovresti imparare a controllare questo dono che hai”. Giovanni, sbalordito dalle parole della moglie, le chiese: “Un dono, come può essere un dono?”. Sua moglie gli rispose con saggezza: “Ovvio che lo è! Pensaci bene, tutti quegli oggetti che ti cadono dalla manica non li hai mai avuti con te”; Giovanni, tutto eccitato, disse: “Hai ragione!”.

Il giorno dopo, per strada, vide un signore che gridava: “Al ladro, al ladro! Quel tale mi ha rubato il portafogli!”. Mentre un poliziotto lo inseguiva, Giovanni si avvicinò in tutta calma al signore, fece cadere un portafogli dalla manica e, contemporaneamente, il ladro si fermò e si costituì, perché era senza il portafogli e, credendo che Giovanni fosse uno stregone, si fece mettere le manette di corsa. La folla, sbigottita, fissava ad occhi sgranati Giovanni mentre proseguiva soddisfatto.
 Continuò per il resto della settimana, poi venerdì riportò la giacca in tintoria e domenica andò a riprenderla.

Il lunedì successivo, mentre andava a lavoro, non cadeva più alcun oggetto dalla manica, né la giacca gli arrivava a metà coscia.
 Era tornata la sua vecchia giacca e Giovanni era felice così.

Gaia Benedetti (I A)

 

LE ORECCHIE DI MERCANTE 

Tanti anni fa, in una piccola città che affacciava sul porto di Terraferma, viveva uno strano pescatore di nome Mercante.

Mercante era un uomo di mezza età, alto e magro.

Durante il giorno era solito indossare sempre un cappello.

I cappelli erano la sua passione, ne aveva tanti, ma così tanti che avrebbe potuto aprire un negozio, invece lui amava fare il pescatore.

Di notte andava a pescare e solo di notte si toglieva il cappello perché lì sotto nascondeva delle orecchie grandi e straordinarie. Le sue orecchie erano così speciali che avevano il potere di capire il linguaggio dei pesci. Il Merluzzo diceva:” glu-glu-glu”, l’Ostrica: “ pla-pla-pla” e il Gambero :” flo-flo-flo”: per noi sono solo dei suoni incomprensibili, ma Mercante invece ne capiva il significato e passava la notte ad ascoltare quelle storie avventurose.

Poi il giorno andava a raccontare, ai bambini della città, le storie dei suoi amici Merluzzo, Gambero e Ostrica. I bambini si divertivano un mondo ad ascoltare le sue storie e lui amava stare con loro, ma non voleva mai stare con i grandi, perché erano noiosi e gli chiedevano sempre dei favori perché lui era buono e disponibile.

Così un giorno si stancò di fare sempre quello che gli chiedevano e fece finta di essere diventato sordo e di non capire più quello che dicevano.

Fu così allora che ogni volta che una mamma chiedeva a suo figlio un favore e lui non lo faceva, la mamma diceva: “ti sei fatto prestare le orecchie da Mercante?”.

Margherita Tacconelli (I B)